Il dialogo teatrale fra Simoncino da Torre Maura e i neofasci

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Chi ha detto che i dialoghi teatrali non possono nascere per strada? Ecco a voi un meraviglioso esempio di teatro contemporaneo, Made in Torre Maura, fra il quindicenne Simone detto Simoncino e una serie di uomini adulti iscritti o simpatizzanti di Casa£, l’organizzazione neofascista ultimamente di moda a Roma oggi.

Marco Antonini, leader di Casa£, testa rasata d’ordinanza: “Qua siamo tutti d’accordo, tutto il quartiere…”

Simoncino, protetto da un felpone extralarge con cappuccio nero: “No, tutti no. Io sò de Torre Maura e nun sò d’accordo. Lo posso dì?”

Testa rasata: “Lui non è d’accordo. Certo che lo puoi dì, accettiamo il confronto, vai.” [Non esistono più i fasci di una volta, NdA]

Simoncino: “Secondo me [usa la mano destra per indicare sé stesso e poi l’interlocutore], il suo… lei è una persona molto intelligente, molto brava nella parola. Però secondo me quello che sta a ffà lei è una leva sulla rabbia daa’ gente de Tore Maura, er quartiere mio [di nuovo la mano a indicare il suo sterno]. Trasformando questa leva de rabbia daa’ gente naa’ tutela dei suoi interessi, dei suoi voti, dei suoi modi. Questo è secondo me quello che sta facendo. Anche legittimamente.”

Testa rasata: “Secondo te ieri la gente ce l’ho portata io o è scesa da sola?”

Simoncino: “Quello che è successo ieri era solo uno strumento per fare sentire a Roma, a tutte le istituzioni, che Tore Maura sta in una situazione de degrado. E quindi dei ROM, 70 persone, secondo me n’è che tutta Tore Maura scende per 70 persone. Secondo me è stata tutta una chiave pe’ fasse sentire.”

Testa rasata: “Beh ma comunuque è giusto, no? Comunque è giusto farsi sentire no? Ma te sei contento che hanno messo 70 ROM qua? Vorresti altri?”

Simoncino: “A me 70 persone nun me cambiano ‘a vita. A me il problema non è chi me svaligia casa, la persona che me svaligia casa. A me er problema mio è che me svaligiano casa, quindi, adesso sto fatto che se me svaligia casa un ROM, tutti je devono annà contro, poi quando è un italiano, vabbè, sto pure zitto sur fatto che è italiano. Quindi su ‘sta cosa sempre che  bisogna annà sempre contro ‘a minoranza a me nun me sta bene che no. Pare che l’a[rrivo] daa’ minoranza cambia tutto!”

Testa rasata: “A te sembra una minoranza i ROM in Italia?”

Simoncino: “So’ na minoranza che ssì, semo sessanta mijoni!”

Antonini lo incalza parlando di fondi europei, tecnicismi e burocrazia. Ma Simone non accetta il contenuto: «Ma io c’ho quindici anni, che me frega dei fondi. Io parlo de buon senso. Vojo dì, io… quello che vojo dì, quello che ha detto er signore, i fondi europei… secondo me nessuno deve esse lasciato dietro. [Usando entrambe le mani come fosse un rapper che lavora su diversi piatti]: Né italiani, né rom, né africani, né quarsiasi tipo de persona. Perché io so’ sicuro [si toglie con un gesto unico e fluido il cappuccio dalla testa e si ripassa la mano nel verso opposto per pettinare l’eventuale ciuffo ribelle, e fa per rimboccasi le maniche, scaldandosi] che adesso…”

Voce fuori campo: “Tu sei sicuro?”

“Io so’ sicuro che ssì. [mento in fuori] Posso esse sicuro? [mento verso il petto]”

Voce fuori campo: “Come no!”

“Pare che me sta’ a vvenì contro!” [larghissimo sorriso che controbilancia l’allarme dell’esclamazione]

Altro fascista, con cappello da pescatore: “E sei l’unico pro. Sei uno su dieci. Siete cento su mille.”

Simoncino: “Uno su cento, sì. Però almeno io penso. Almeno io nun me faccio spigne daa’ le cose vostre, per raccattà i voti.”

Pescatore: “Le cose nostre? Per raccattà voti?”

Simoncino: “E ce credo, ce credo, sì perché.., poteva venì quarsiasi partito a ffà questa tanto bella figura qua…”

Pescatore: “Dicci il contrario. E quelli della tua fazione politica non vanno in giro pe’ case…”

Simoncino: “Io nun c’ho nessuna fazione politica. Io so’ de Tore Maura, che è diverso che nno.”

Segue parossistica paternale di testa rasata numero 2, cinquantaduenne, che racconta – entrando fascisticamente nello spazio personale di Simoncino, mettendogli la mano sinistra sulla spalla e usando la destra per gesticolare in modo minaccioso [te le taglierei quelle mani, NdA] a pochi centimetri dal volto dell’adolescente – del passato elegiaco di Torre Maura (“A Torre Maura si lasciavano le chiavi di casa attaccate alla porta”) per poi lamentarsi delle sue paure di padre (“me se strigne er buco der culo, lo sai perché, lo sai perché?” avendo lui una figlia di 13 anni e del fatto che sua moglie deve uscire di casa alle 4.30 per essere al lavoro alle 8 sull’Ardeatina “ma deve uscire alle 4.30 perché il Comune di Roma qui a Torre Maura non fornisce alcun servizio”.

Simoncino, serafico, lo interrompe e chiosa: “E la colpa è dei Rom?”

Game. Set. Match.

Le riflessioni su questo scambio in un secondo momento. Per ora godiamoci il dialogo anche nel su formato video.

 

Paura e delirio in Italia: le prossime elezioni politiche come referendum su eurexit

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RicPuglisi

OK,qui provo a prendere Italexit, cioè l’uscita dall’Italia dall’Eurozona, sul serio: in che modo un governo italiano che sia euro-scettico, anzi euro-schifato, potrebbe effettivamente realizzare ciò? Mettiamo subito le cose in chiaro: un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Eurozona è allo stesso tempo incostituzionale (la Costituzione italiana vieta i referendum sui trattati internazionali) e completamente stupido dal punto di vista economico.

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Perché? Un’alta probabilità di una vittoria dei noeuro al referendum scatenerebbe immediatamente una corsa agli sportelli delle banche italiane, dal momento che imprese e cittadini non vorrebbero rimanere bloccati dentro conti correnti bancari che finiscono svalutati una volta che la nuova valuta italiana rimpiazzi l’euro: una tragedia finanziaria che qualsiasi studente universitario in economia che superi il livello della decenza potrebbe prevedere e dunque vorrebbe evitare.

Pertanto l’unico modo sensato per un paese come l’Italia di uscire dall’Eurozona è farlo in un “modo inaspettato”, per decreto

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Se questo è un sindacato

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La CGIL è conservazione e reazione al progresso. Il sindacato dei garantiti e dei pensionati.

Politica per Jedi

La CGIL è diventata, addolora constatarlo, il ricettacolo del peggior conservatorismo d’Italia.

L’avevamo capito da tempo, ma con l’umiliante inchino alle elemosine del governo Conte la CGIL di Susanna Camusso ha squarciato definitivamente il velo che nascondeva il suo vero profilo: quello di una corporazione interessata solo ai diritti (in qualche caso ai privilegi) già acquisiti e totalmente sorda al grido di chi un lavoro non ce l’ha.

La povertà di visione della più gloriosa associazione sindacale d’Italia è stupefacente. Lascia attoniti, in particolare, la loro capacità di ignorare completamente le dinamiche attraverso le quali nell’economia di mercato il lavoro si forma, si consolida, produce ricchezza che può essere condivisa e distribuita.

Il fenomeno che merita l’interesse di Susanna Camusso e del suo sindacato è uno solo: la conservazione del posto.

Non c’è altro pensiero, altro riflesso, altra preoccupazione in CGIL che il pedestre conteggio dei posti di lavoro…

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L’omicidio politico di Renzi

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Le responsabilità di certa stampa, di certi editorialisti, di certi conduttori tv sono anche da tenere in conto.

Politica per Jedi

Prima o poi bisognerà pur calcolare i danni e attribuire le responsabilità dell’omicidio politico di Matteo Renzi. Perché di questo si è trattato: del consapevole killeraggio di un leader democraticamente eletto in assenza di qualsivoglia obiettivo politico.

Non è stata la prima volta, peraltro, era già accaduto con Veltroni e per certi versi con Bersani; a differenza loro Renzi ha lottato costringendo i suoi avversari a scoprirsi e a rimetterci probabilmente più di lui. La mano che ha brandito il pugnale è sempre la stessa, comunque: una classe dirigente di terza categoria, incapace di meritarsi la leadership ma perfettamente in grado di sabotare chi ha i numeri per esprimerla.

Le ricadute nefaste di quell’omicidio non si contano.

La prima vittima è il sogno di istituzioni più moderne e meno costose. Quel sogno, la riforma costituzionale ed elettorale, è stato sacrificato senza alcuno scrupolo pur di colpire il bersaglio grosso, la…

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Alle radici dell’odio

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Capisco la stanchezza di Pino Scaccia molto bene.

La Torre di Babele

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Lo so, ovvio che lo so che il pazzo sta solo raccogliendo un odio che già c’è. E’ sempre successo così con le dittature: arrivano sempre quando il popolo è in crisi e l’economia è al tracollo. E sono sempre arrivate in maniera “democratica” fingendo di pensare al popolo. Ci si rifugia nell’uomo forte salvo poi liberarsene dopo tempi lunghi e dolorosi. In qualche maniera è anche la scelta americana di scegliere la follia attuale. “Prima pensiamo agli italiani” è una maniera di riproporre la razza pura, dove i puri sarebbero i padani. Sto studiando la storia di Hitler e, a parte i mille complessi, è sconvolgente scoprire quanto le sue origini siano lontane da quella “purezza” con cui ha esaltato i tedeschi, naturalmente umiliando tutti gli altri.

Non è neanche difficile sapere perché siamo arrivati a questo punto, ma si resta comunque sbalorditi dal livello in cui siamo scesi…

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La notte del PD

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“Lasciatemi dire però che l’ultima cosa da fare, ma proprio l’ultima, è associarsi ai grillini nella potatura brutale e immotivata dei pochi rami del PD che ancora portano foglie, e nella fucilazione di chi ha sostenuto in nostro nome le sorti dell’Italia opponendosi come poteva – e in tendenziale solitudine – a chi le sta preparando il funerale.”

Politica per Jedi

Certamente sbaglio io. Ma continuo a non vedere nei molti errori del Partito Democratico la causa principale dei suoi ripetuti rovesci elettorali.

Intendiamoci, gli errori sarebbe sempre meglio evitarli; ma ho la convinzione che con o senza quegli errori – e con o senza Matteo Renzi – il 18% sia la dimensione massima del consenso che gli italiani in questo momento riconoscono a un partito riformista di centrosinistra.

Le motivazioni del voto dal 2016 in poi sono granitiche, a senso unico, ed escludono categoricamente il PD dall’orizzonte: contrasto brutale all’immigrazione, più sicurezza, riduzione radicale delle tasse, sussidio di disoccupazione. Sono motivazioni comprensibili, ma del tutto irragionevoli. Non uno di questi obiettivi ha infatti senso di per sé (neppure la sicurezza, che sta migliorando sensibilmente anche senza sceriffi per strada), e presi tutti insieme sono addirittura una follia assoluta, che porterebbe con sé la bancarotta dello Stato.

È però accaduto che…

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